domenica 1 febbraio 2009

Moschea

Stop alla moschea di Parma

La comunità islamica: discriminate le nostre preghiere

PARMA - Spogliata di tutto. Sono stati portati via i mobili e le sedie in legno, ma soprattutto il tappeto di 600 metri quadrati sui quali 5 volte al giorno pregano i quasi 300 musulmani di Parma. Se non fosse per qualche Corano appoggiato qua e là, ci vorrebbe un indovino per capire che quell'enorme capannone affogato in zona artigianale (1000 metri quadrati per 10 metri d'altezza) in realtà è una moschea. E pure nuova, con neanche un anno di vita. Desolatamente vuota, ora. Ma soprattutto priva di quel tappeto che, nel rito islamico, riveste un ruolo di particolare importanza, consentendo al fedele di non venire a contatto con le "impurità" del suolo.

Crociate leghiste? Petizioni? Macchè, per mandare al tappeto gli islamici di Parma è stato sufficiente aggrapparsi ad un cavillo normativo sulle norme antincendio. Da un sopralluogo dei vigili del fuoco è infatti risultato che la presenza del tappeto della preghiera (che contiene nylon), così come della mobilia e delle sedie in legno, poteva costituire un pericolo. Risultato: i vigili del fuoco hanno revocato il certificato di prevenzione incendi e l'assessorato all'urbanistica ha sospeso l'agibilità dei locali. Il problema è che di quel tipo di tappeti al nylon sono piene le moschee d'Italia. "A cominciare da quella di Roma, ma lì nessuno dice niente: e invece qui ci si attacca a tutto" ha denunciato alla "Gazzetta di Parma" il presidente degli islamici, Farid Mansouri, dando voce al risentimento dell'intera comunità: "Ci sentiamo discriminati. Noi non cerchiamo conflitti, ma abbiamo l'impressione che dietro l'applicazione di alcune norme si nasconda un odio nei nostri confronti". Senza considerare poi il danno: il tappeto incriminato è infatti costato 6 mila euro e ce ne vorranno "almeno 21 mila per acquistarne uno in regola".


da: www.corriere.it del 1 febbraio 2009

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