sabato 18 luglio 2009

il calcio oggi

"Stando a quanto riportato dai principali quotidiani locali sabato 11 luglio, sembra che la città di Catanzaro abbia corso nei giorni passati un grossissimo rischio, un rischio che per fortuna è stato scongiurato e di cui non eravamo proprio al corrente. Sembra, infatti, che si sia evitata, con un intervento definito dagli stessi giornalisti “encomiabile” da parte del sindaco della città e di altre istituzioni, la scomparsa di un bene preziosissimo per l'intera città, più prezioso di qualsiasi risorsa naturale, ambientale, culturale, intellettuale, umana si possa immaginare, un bene assolutamente irrinunciabile, un bene cardine per l'economia di questa città e per il suo sviluppo futuro: la squadra di calcio.
La chiusura di una fabbrica, la constatazione di un disastro ambientale, l'avvento di un terremoto, di uno tzunami o di un uragano, il flagello di una pestilenza, l'influenza aviaria o suina, nessuna di queste catastrofi si sarebbe potuta paragonare a quella di fronte alla quale ci saremmo ritrovati se questi “salvatori” non fossero intervenuti per scongiurare il disastro.
Stando sempre a quanto riportato dai giornali decisivi sarebbero stati, tra gli altri, i contributi della Camera di Commercio di Catanzaro e del Comalca (130.000 euro), del Comune di Catanzaro (125.000 euro) e della Provincia di Catanzaro (30.000 euro) a favore del club giallorosso. Ma “i contributi alla salvezza” non sarebbero finiti qui: è lo stesso sindaco Olivo ad affermare orgogliosamente in un'intervista pubblicata su Il Quotidiano: “abbiamo speso, insieme alla Regione, una somma pari a 2,2 miliardi di euro per riammodernare il Ceravolo che adesso si presenta come uno degli impianti più suggestivi d'Italia.”
Da quando, come afferma Eduardo Galeano nel suo “Splendori e miserie del gioco del calcio”, quello che fino a qualche decennio fa poteva essere considerato uno sport si è trasformato “in spettacolo con molti protagonisti e pochi spettatori, calcio da guardare, e lo spettacolo si è trasformato in uno degli affari più lucrosi del mondo, che non si organizza per giocare ma per impedire che si giochi”, tutte le operazioni volte alla salvezza delle società che contribuiscono a tenere in vita il suddetto spettacolo sono quantomeno criticabili se non proprio condannabili.
A maggior ragione quando in queste operazioni “salvezza” (della società e dei suoi soci e non del calcio cittadino come si vuol far credere illudendo i tifosi), vengono impiegati soldi della collettività, sia di quella che va allo stadio (minoranza) sia di quella che non ci va (maggioranza). I contributi elargiti da Comune e Provincia, infatti, pretendono chiarezza al cospetto dei cittadini che pagano le tasse e che, in un periodo di crisi economica eccezionale, paragonabile solo a quella avvenuta nel 1929, sono costretti ad assistere all'ennesimo sperpero di denaro pubblico.
Mentre le piccole e medie imprese rischiano di chiudere, mentre migliaia di lavoratori perdono il proprio posto di lavoro, mentre l'intera regione si trova in emergenza ambientale (e Catanzaro sta per trasformarsi nella prossima Napoli) tra mare inquinato ed incapacità di smaltire l'enorme quantità di rifiuti che ogni giorno produciamo, solo per citare alcuni dei temi più gravi e attuali, il “primo encomiabile cittadino” pare si sia adoperato alacremente per inviare fax agli imprenditori della città per riuscire a scongiurare l'imminente catastrofe calcistica.
Ma non è tutto, in una nota stampa della lista civica “Catanzaro nel Cuore” pubblicata sul quotidiano “Il Domani” del 15 luglio, si arriva addirittura a lodare apertamente: “la grande sensibilità mostrata dall'amministrazione comunale (come non rilevare che ad oggi, oltre ad aver investito la maggior somma spesa per lo stadio Ceravolo negli ultimi 40 anni, la stessa ha elargito per la causa giallorossa, complessivamente, una somma vicina ai 500.000 euro) e da altri enti.... pertanto a tutti questi soggetti va il nostro ringraziamento per la perentorietà e la dinamicità con cui si è affrontata la situazione e per l'alto spirito civico che ha permesso di remare nella stessa direzione al fine di raggiungere l'obiettivo della sopravvivenza del fattore sportivo nella nostra città.” Dimenticando però che la stessa perentorietà e dinamicità non vengono profuse, né dal pubblico né dal privato, in questa città, per salvare le tante altre società sportive, delle più svariate discipline, che conseguono risultati di prestigio nazionale ed internazionale, nell'indifferenza collettiva. Ma queste, evidentemente, non rientrano nell'”obiettivo della sopravvivenza del fattore sportivo” prima indicato.
La verità è che Catanzaro è una città fondata sui legami forti e i legami forti tendono sempre a formare un cerchio ed a stabilire un confine tra chi vi sta dentro e chi vi sta fuori. Una città urbanisticamente e socialmente frammentata in tante piccole enclave estranee tra di loro con lo sguardo rivolto al passato, che vive di ricordi e di passato, (quando l'imperatore Carlo V la definì Magnifica et Fidelissima, quando produceva la seta, quando la squadra di calcio era in serie A, etc.) incapace, invece, di programmare il proprio futuro. In un mondo che cambia molto rapidamente e in cui occorre posizionarsi sul mercato dell'attrattività, per poter essere preferiti, Catanzaro resta in sospeso, sta a guardare, si rifiuta di fare le sue scelte. Si permette di giocare alla stregua di un figlio viziato che sa che papà può permettersi di pagargli tutti i vizi. Ma per quanto ancora? Per quanto ancora dovremo tenere in piedi aziende fallimentari (non solo nel campo sportivo), incapaci di far fruttare e restituire i “contributi alla salvezza”? Fino a quando potranno attingere al pozzo senza fondo dei contributi pubblici? Catanzaro è e rimane il simbolo di quel meridionalismo infantile ed immaturo origine e causa di tutti i nostri mali. Né industriale, né turistica, né artistica, né agricola ma impiegatizia, una città che vive di terziario, di statalismo, di assistenzialismo, in un mondo in cui tutti si affrettano a recitarne il de profundis, ha tutte le carte in regola per decretare il proprio, e ormai prossimo, fallimento".

Da"tuttocatanzaro"

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