martedì 20 settembre 2011

ricercatori italiani all'estero

  UN NONESE CHE HA GRANDE SUCCESSO ALL’ESTERO

       Molti in Italia pensano che per avere il riconoscimento delle proprie capacità e trovare un  lavoro ben retribuito bisogna emigrare, una sorta di exit strategy, un viaggio della speranza, che tradisce un clima di difficile rapporto col mondo del lavoro che negli ultimi anni si è molto accentuato.



      Questa scelta in parte è dovuta ad un approccio cosmopolita, i giovani si sentono a loro agio in un mondo globalizzato. Ma in buona misura è da attribuire ad un diffuso e generale sentimento di incertezza  per il futuro che si respira in Italia.Senza mettere in conto che spesso da noi vanno avanti i raccomandati e non i capaci e meritevoli.

 
     Anche Massimiliano Mazzone, 32 anni appena compiuti, ha visto riconoscere il suo talento all’estero, a Lovanio (Leuven in fiammingo, Louvain in francese) dove dirige un’équipe di giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo. E’ professore universitario dal 2009.
     Dopo aver frequentato la nostra scuola media statale “Ada Gobetti” e il liceo scientifico statale “M.Curie” di Pinerolo, si è laureato nel 2002 in Biotecnologie Mediche presso la facoltà di medicina dell’università di Torino con 110 e lode e menzione d’onore; nella stessa città,  nel 2006,  ha conseguito il dottorato di ricerca.
     Ha lavorato presso l’IRCC di Candiolo sotto la direzione del prof. Paolo M. Comoglio. Dal 2006  lavora a Lovanio.
     Incontro Massimiliano sabato 21 maggio nel suo laboratorio a venti km. da Bruxelles. L’accoglienza è stata calorosa, tipica della gente mediterranea, i suoi genitori che abitano  a None da molti anni  sono originari di Marina di Gioiosa Jonica. E’ molto felice di incontrarci, anche perché, penso, ha finalmente occasione di parlare in italiano, la lingua più bella del mondo, ma pressoché ignorata all’estero.  Le sue lezioni sono sempre in inglese, ma al di fuori dell’università ha spesso la possibilità di parlare in francese e in fiammingo.
           Ci fa visitare accuratamente il centro ricerche, ci illustra con pazienza e ricchezza di particolari i vari esperimenti che la sua équipe effettua sui topolini, sui pesciolini zebrati e altri animaletti allo scopo di arrivare a combattere efficacemente e distruggere le cellule tumorali.
          I risultati delle sue ricerche sono già molti e si possono leggere in più di 30 pubblicazioni di importanza internazionale.
          Cito le due ultime:
-         Nuove tecnologie per combattere il cancro
I nostri vasi sanguigni hanno un meccanismo di recupero automatico quando c’è insufficienza di ossigeno nei nostri  tessuti: Massimiliano e la sua équipe hanno scoperto che questo meccanismo può essere sfruttato per combattere il cancro”.
-         Normalizzazione dei vasi sanguigni anormali del tumore                     Attraverso l’HRG (histidine rich glycoprotein) si previene la metastasi delle cellule tumorali e si accresce l’efficienza della chemioterapia in modelli sperimentali”.
       Riconoscimenti ed onori coronano il raggiungimento di tali risultati: premio dell’Accademia Reale del Belgio, premio del Consiglio delle ricerche, premio dell’Accademia Europea, per citare solo quelli ricevuti quest’anno.
       Per le sue ricerche ha ottenuto da vari enti, in un anno, più di un milione di euro.
       E’ invitato come  relatore in varie università: Amsterdam, New York, Madrid, Torino, Milano, Londra, Dublino, Newport e tante altre.
      Questo giovane nonese ormai da anni vive in Belgio e chissà se mai tornerà a lavorare nel nostro Paese. Gli possiamo dare una ragione, una sola, per convincerlo a ritornare in Italia? Con stipendi non competitivi e risorse limitate, quando si guarda al resto d’Europa.                                                Ultima  considerazione: non è giusto che il nostro Stato investa risorse per formare giovani studiosi per poi farli fuggire all’estero. Il Belgio ringrazia.
                                                                        Aldo Sandullo

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