giovedì 2 gennaio 2020

Partenza per la Russia.

Gennaio 1942. Poco più che diciannovenne. Chiamata alle armi. La guerra infuria su tre continenti. Sembra che il  tripartito Berlino-Roma- Tokio sia destinato a dominare l'intero globo. Ovunque mirabili vittorie. Le truppe tedesche hanno conquistato con la famosa blitz krieg (guerra-lampo), quasi l'intera Europa ed attaccano la Russia; l'Italia fascista assetata di potere e gloria, per non essere da meno del camerata nazista, parte avventurandosi nel conflitto. E noi partiamo con la spensieratezza quasi fanciullesca e la testa imbottita di ideali inculcatici fin dall'infanzia. Nella vita di caserma, tra gli anziani, molti reduci già da due e tre fronti, non si parla di fascismo, l'alpino obbedisce agli ordini, non combatte nel nome del fascismo, ma dell'Italia, sa che quando si è in ballo bisogna ballare, perciò non discute e non commenta, obbedisce e basta. Alla scuola dei "veci" e dei "bocia" imparano a non aver paura, a non infierire sul nemico ma anche a non temerlo, a sapersi difendere e ad attaccare con massima decisione. a non fare gli eroi ma tanto meno a comportarsi da vigliacchi, ed in particolar modo ad aiutarsi reciprocamente, specie nel pericolo. 
( Bedeschi - Fronte russo: c'ero anch'io- Alpino Andrea Rico Fedriga)

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